Mi sembra opportuno premettere alla trattazione di questo capitolo, una gustosa e allo stesso tempo sarcastica (o almeno a me lo sembra) annotazione che fa Roberto Cessi nella sua Storia di Venezia. Cito testualmente: ..." I principotti veneti installati nelle isole dell'Egeo, non solo non avevano formalmente riconosciuta la sovranità veneziana, né prestato omaggio di fedeltà al governo patrio, ma, se mai, avevano sollecitato la ricognizione del loro titolo dall'impero costantinopolitano (Duca di Nasso e dell'Egeopelago; granduca di Lemnos). Talora anche avevano tentato di occupare territori di diretto dominio di Venezia. Marco Sanudo da Nasso aveva offerto i suoi non disinteressati servigi al duca di Creta per il recupero dell'isola nel 1212; ma insediatosi in territori liberati con il suo concorso, fu assai riluttante ad evacuarli, e si ritrasse dall'isola solo quando fu costretto con la forza, a prezzo di congrui compensi, per vigoroso intervento di una squadra navale veneziana." (Roberto Cessi, Storia di Venezia - Ed. Giunti Martello 1981 - Parte seconda, Cap. I - pag. 210)
Si, a volte fra amici e parenti, o connazionali in questo caso, succede proprio così, o anche peggio...
Per meglio definire la tipologia di questi feudi e giustificare il loro inserimento in un lavoro come quello presente, che tratta dello "Stato da mar" veneziano (vale a dire quello governato direttamente dalla città lagunare) ritengo sia utile riportare anche un brano tratto da "Colonie d'oltremare, di Benjamin Arbel - Storia di Venezia (1996) - Enciclopedia Treccani: "...Queste signorie isolane non facevano parte dello Stato da mar, non essendo rette direttamente da magistrati veneziani, nè sistematicamente controllate dai consigli della metropoli. Ma durante il Quattro-Cinquecento appare evidente che senza la protezione di Venezia non avrebbero avuto alcuna possibilità di sopravvivere. È una situazione che risalta chiaramente dai trattati di pace tra Venezia e gli Ottomani, in cui alcuni di questi territori - come Thirasia, Santorino ("S. Erini") e Nasso ("Acsia") - vengono elencati accanto ai possedimenti veneziani a pieno titolo".
I primi feudi sulle isole del Mar Egeo - e precisamente le Cicladi - di cui tratteremo, non sono in realtà formalmente dei feudi veneziani, ma del Regno Latino, perchè fu all'Imperatore che Marco Sanudo, patrizio veneziano e nipote da parte di madre del doge Dandolo, rese omaggio, e non alla madrepatria. In realtà quella del Sanudo è una figura abbastanza strana, che sta a mezza strada fra il nobile e l'avventuriero senza scrupoli, un po' come quella di Enrico Pescatore, il corsaro genovese che tanto filo da torcere diede ai veneziani di Candia.
Su Marco Sanudo non si hanno sempre notizie certe. A dire il vero di notizie ce ne sono, ma è arduo scegliere fra quelle vere e quelle fantasiose (vedi Guillaume Saint-Guillainain - Dizionario Biografico degli italiani - Volume 90 - 2017). Ho citato tale biografia, perché l'autore della stessa indica delle date diverse da quelle citate dalla maggior parte degli altri autori, che fanno risalire al 1207 la data di inizio dell'insediamento della signoria del Ducato di Nasso. Secondo il Saint- Guillainain la conquista di Nasso e di altre quattro isole delle Cicladi (Andro, Paro, Milo e Santorini) da parte di Sanudo è da collocarsi tra il 1212 e forse l'agosto 1214, per cui anche l'inizio della signoria è da posticipare di qualche anno. Del Sanudo si sa per certo che era nipote del doge Enrico Dandolo, col quale si imbarcò in occasione della IV crociata e che probabilmente partecipò sia alla presa di Zara che alle due conquiste di Costantinopoli, quella del luglio 1203 e quella dell'agosto dell'anno successivo.
Il Ducato di Nasso era composto da numerose isole dell'arcipelago dell Cicladi, la maggior parte governate dallo stesso Sanudo e dopo la sua morte (1227) dai suoi eredi. Nel 1383 passò alla famiglia Crispo, che sopravvisse fino al 1556, ultima signoria a scomparire fra quelle nate dopo la quarta crociata.